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Biometano: una fonte rinnovabile valida nello sviluppo di una transizione energetica più sostenibile

28 Gennaio 2022

Il piano d’azione del Green Deal – patto con il quale l’Unione Europea si è impegnata ad azzerare le proprie emissioni di CO2 entro il 2050 – incentiva un utilizzo più efficiente delle risorse energetiche per lo sviluppo di un modello economico più circolare e sostenibile.

A tal proposito, il biometano rappresenta un’alternativa di risorsa energetica valida e innovativa in quanto, a differenza di altre fonti rinnovabili, richiede limitati investimenti nelle infrastrutture e, in merito al rilascio di emissioni di anidride carbonica, è una fonte considerata “neutrale” in quanto prodotta attraverso la digestione di biomasse derivanti da sottoprodotti, scarti da lavorazioni industriali e materiale organico.

Per tale ragione, negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescita rilevante della produzione e dell’utilizzo di biometano, crescita che sta ricevendo una forte spinta anche dagli incentivi messi a disposizione dall’Unione Europea che ha l’obiettivo di rendere economicamente sostenibile l’impiego di questa risorsa di grande importanza nella corsa a una produzione di energia più rinnovabile.

Il biometano, come l’idrogeno, rappresenta dunque una delle principali fonti energetiche rinnovabili al centro dell’evoluzione energetica europea. Infatti, come ha dichiarato il Consorzio Gas for Climate, il Consorzio Italiano Biogas e l’European Biogas Association: “In base a un recente studio europeo, si stima che il gas prodotto da fonti rinnovabili (sia idrogeno rinnovabile, sia biometano), utilizzato nelle infrastrutture già esistenti, possa giocare un ruolo chiave nell'abbattimento delle emissioni in Europa entro il 2050, arrivando, su base annua, a una produzione di oltre 120 miliardi di metri cubi con un risparmio di circa 140 miliardi di euro”.

Di seguito analizzeremo le caratteristiche e i vantaggi di questa fonte energetica, il biometano.

Cos’è il biometano

Il biogas è il frutto della fermentazione – in assenza di ossigeno e a temperatura controllata – di sostanze di origine organica (animale o vegetale) ad opera di numerosi batteri. È composto per la maggior parte da metano (tra il 50 e il 70%) prodotto dalla degradazione dei residui organici provenienti da biomasse agricole (colture dedicate, sottoprodotti, residui agricoli, deiezioni animali), agroindustriali (scarti della filiera della lavorazione della filiera alimentare), fanghi di depurazione delle acque cittadine e frazioni organiche dei rifiuti solidi urbani (FORSU). Tale processo di degradazione delle biomasse prende il nome di “digestione anaerobica”.

Il biometano è dunque un biogas che ha subito un processo di raffinazione per raggiungere una concentrazione di metano uguale o superiore al 97%. Attraverso tale processo, il biometano può successivamente essere utilizzato al pari del gas naturale tramite l’iniezione in rete oppure come biocarburante in forma gassosa o liquefatta per l’autotrazione.

Storico del contesto normativo in materia di incentivi per lo sviluppo del biometano

Una campagna di incentivi per il biometano immesso nella rete del gas naturale è stata prevista per la prima volta a marzo 2011 attraverso la Direttiva 2009/28/CE e recepita all’articolo 21 del decreto legislativo. A seguito dell’entrata in vigore di tale decreto, si è ritenuto opportuno incentivare ulteriormente l’utilizzo di questa fonte energetica sia come carburante per i trasporti sia come elemento importante per la sicurezza degli approvvigionamenti di gas, in particolare quello prodotto da matrici avanzate. Per tale ragione, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato nel 2018 un altro decreto per la promozione del biometano (anche avanzato) con l’obiettivo di accelerare la sua immissione nella rete del gas naturale destinato a uso di trasporto attraverso la riconversione di impianti di biogas già esistenti. 

Benefici del biometano

Il biometano, come tutte le altre fonti di energia a zero emissioni quali l’energia solare, eolica e idrica, rappresenta una fonte energetica sostenibile capace di ridurre considerevolmente le emissioni di CO2.

Il suo più grande vantaggio consiste nel fatto che è chimicamente identico al gas naturale e può dunque essere trasportato su lunghe distanze utilizzando le infrastrutture gas esistenti, per trovare successivamente impiego nei trasporti e nel riscaldamento e raffrescamento nei settori residenziale e terziario o nei processi industriali. Il suo utilizzo dunque può avvenire in modo:

  • Flessibile: per tutti gli usi energetici;
  • Programmabile: del tutto assimilabile al gas naturale, in quanto può sfruttare le infrastrutture esistenti di trasporto e stoccaggio;
  • Efficiente: utilizzabile anche nell’ambito della generazione distribuita.

Nello specifico, partendo dallo scarto agricolo e/o industriale e dopo il processo di raffinazione, è possibile generare e immettere nella rete questo tipo di biogas. In questo modo, oltre a reintrodurre materiale di scarto nella catena produttiva, è possibile sfruttare il biometano in molte delle attività quotidiane che muovono i cardini dell’economia e della società attuale, come:

  • usi industriali.
  • alimentazione di mezzi privati e pubblici del trasporto pubblico.
  • uso domestico per cucinare e riscaldare.

Il biometano rappresenta dunque una fonte di guadagno sia in termini di costi sia di riduzione di emissioni e consente di raggiungere più velocemente gli obiettivi di decarbonizzazione nazionali ed europei. Questa fonte di energia rinnovabile è pertanto un tassello da tenere in grande considerazione per favorire il processo virtuoso della Circular Mobility, che promuove un uso più efficiente e sostenibile delle risorse.

Previsioni di sviluppo

In questo contesto di trasformazione, prevedere la costruzione di impianti di biogas in prossimità delle realtà agricole e alimentari rappresenterebbe una grande opportunità per lo sviluppo del territorio in quanto incrementerebbe gli impatti positivi sia per l’economia sia per l’ambiente.

Si prevede che per il decennio in corso (2020-2030) assisteremo a un forte incremento di produzione e immissione nella rete di biometano con lo scopo di agevolare e velocizzare il percorso di decarbonizzazione. Per fare un esempio, in Italia le richieste di allacciamento sono in rilevante crescita in quanto sono già stati collegati alla rete di trasporto e distribuzione oltre 30 punti di iniezione. Nel contesto europeo, invece, la diffusione di questo fonte energetica è già a un livello più avanzato, rappresentando il 5% delle domande di gas.

Chi sta puntando sul biometano: Snam con Asja per lo sviluppo di nuovi impianti in funzione

Snam, una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo, punta sul biometano con la sottoscrizione di un accordo con Asja Ambiente Italia per l’acquisizione di un portafoglio di impianti esistenti e progetti di sviluppo nel settore del trattamento della Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) e produzione di biometano. Nello specifico, l’accordo si basa sull’acquisizione di quattro società detentrici di altrettanti impianti in esercizio di recente costruzione con previsione di vita utile di circa 20 anni in Liguria, Lazio e Umbria, e l’ingresso in una società titolare di un impianto in costruzione e di uno in sviluppo in Sicilia.

La rete gas nazionale di Snam conta una trentina di allacciamenti attivi con impianti che già vi immettono biometano: si parla di 1.700 impianti a biogas esistenti che possono essere riconvertiti a biometano. Inoltre, circa un terzo del gas utilizzato in Italia per i trasporti, consegnato dai distributori di carburanti sia in forma compressa per le auto sia liquefatta per i camion, è già di origine “biologica”. Snam ha inoltre deciso di investire nel settore 850 milioni di euro al 2025, 100 milioni dei quali in infrastrutture per la mobilità sostenibile a biometano.

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Team Circular Mobility

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