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Solo 4 italiani su 10 sanno cos’è l’economia circolare

17 Novembre 2022

Di anno in anno, aumenta la quota dei forti conoscitori dell’economia circolare (+ 10% in quattro anni) ma non si allarga il bacino complessivo di coloro che sono al corrente del tema. Solo il 41% degli italiani, infatti, ne è consapevole: un dato sostanzialmente invariato sulla base delle ricerche degli anni precedenti.

A far luce sulla coscienza ecologica degli italiani è il nuovo sondaggio condotto da Ipsos, presentato a Roma in occasione IX edizione dell’Ecoforum. Il cambiamento climatico non è ancora la principale preoccupazione degli intervistati, in ogni caso più della metà degli italiani (70%) se ne preoccupa.

L’economia circolare è un modello di sviluppo che punta al massimo utilizzo delle risorse disponibili. Un sistema che può aiutare il pianeta a risparmiare energia e risorse, in un’ottica di lotta al cambiamento climatico. Se si considera lo scenario economico e geopolitico attuale, caratterizzato da forti incertezze, l’economia circolare può offrire una valida via d’uscita.

Di seguito, analizzeremo nel dettaglio i punti salienti della ricerca.

Italiani sempre più consapevoli, ma non si allarga il bacino

Gli italiani che già conoscevano l’economia circolare hanno rafforzato la loro consapevolezza sull’argomento, ma è necessario sensibilizzare ancora su questo tema, in quanto il bacino dei conoscitori non è aumentato. Il 19% del campione intervistato non ne ha mai sentito parlare. Il 5% l’ha “confusa con un’altra disciplina”, il 35% ne ha sentito parlare ma non sapeva cosa fosse prima che glielo dicesse Ipsos. Secondo l’indagine invece il 41% degli italiani conosce i principi dell’economia circolare, suddiviso tra un 27% (+10% negli ultimi 4 anni) che effettivamente afferma “sì, la conosco” e un 14% che la conosce ma non sapeva che si chiamasse così. Si tratta, in ogni caso, di un buon punto di partenza sul quale costruire maggiore consapevolezza.

L’economia circolare – ha affermato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – è un settore cruciale per il Paese, in grado di creare investimenti, occupazione, economia sul territorio e generare importanti benefici per l’ambiente. Per questo è importante che l’Italia acceleri il passo in questa direzione iniziando da quelle opere che servono per farla decollare. Il primo cantiere da avviare riguarda quello della rete impiantistica su cui oggi si registra una forte disparità tra il nord, dove è concentrata la maggior parte degli impianti, e il centro sud dove sono carenti”.

L’economia circolare per gli italiani

Nella visione degli italiani l’economia circolare è un concetto che coinvolge in prevalenza l’industria (citata dal 51% del campione), accompagnata dai settori del commercio (41%) e dell’agricoltura (34%). Nella percezione del campione hanno invece un ruolo marginale i servizi (citati dal 22% degli intervistati) e la pubblica amministrazione (16%). Tre italiani su quattro affermano che l’economia circolare dovrebbe essere centrale nel PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Tra le iniziative più quotate dalla media degli intervistati emergono: l’utilità di “risorse per rigenerare impianti industriali esistenti”, di “ridurre le tasse alle aziende impegnate nella circolarità”, di “sviluppare il senso civico dei cittadini con premi” e poi di “sostenere la ricerca scientifica”. Se ci si limita alle risposte di chi afferma di conoscere l’economia circolare un ruolo importante viene attribuito anche all’ecoprogettazione, ovvero la realizzazione di prodotti di largo consumo che non risultino dannosi per l'ambiente.

L’importanza del riutilizzo e del riciclaggio

Solo una parte minoritaria degli italiani sembra essere consapevole dell’importanza degli impianti per il riciclaggio. Al contempo, è sorprendete constatare che molti hanno una visione positiva dei termovalorizzatori (per il 45% degli intervistati, mentre per il 27% negativo, e il 28% non prende posizione), riconoscendone l’utilità in attesa di miglioramenti tecnologici. È importante sottolineare che i termovalorizzatori sono già obsoleti in alcuni Paesi, grazie ai progressi tecnologici che hanno permesso di sviluppare alternative più efficienti e rispettose dell’ambiente. Tuttavia, solo il 26% della popolazione chiede più autorizzazioni per la costruzione degli impianti di riconversione e riciclo nei prossimi 4-5 anni, un dato che sale 36% tra coloro che dichiarano di conoscere l’economia circolare. 

La centralità dell’informazione ambientale

Il fenomeno Nimby (Not In My Back Yard), tradotto dall’inglese “non nel mio cortile” - che induce la popolazione locale a manifestare contro la costruzione di opere pubbliche nel proprio territorio pur riconoscendone l’utilità - sembra ostacolare il naturale sviluppo verso una società più rispettosa delle risorse del pianeta. Basti pensare che tra coloro che si dichiarano “esperti” dell’economia circolare, solo un terzo chiede nuove installazioni per il riciclo. Questo dato non è molto diverso da quello emerso all’Ecoforum dello scorso anno, dove oltre la metà della popolazione impone il vincolo di (almeno) 10 km di distanza dalla propria casa all’impianto più vicino. Il 30% del campione non vorrebbe un impianto a meno di 30 chilometri e il 20% a meno di 50.

“La presenza capillare degli impianti è ostacolata dall’effetto Nimby – sottolinea Ipsos -: oltre la metà degli italiani non sembra essere favorevole ad avere un impianto per il riciclo dei materiali ‘vicino’ alla propria abitazione”
. Tra le motivazioni spicca l’inquinamento in particolare dell’aria (55% degli intervistati).

La rilevazione Ipsos conferma l’importanza di aumentare la conoscenza sul tema attraverso un’informazione ambientale di qualità che aiuti a creare consapevolezza su quelli che sono i reali danni indiretti delle installazioni. A riprova della scarsa preparazione degli italiani su questi temi, basti pensare che la maggior parte delle persone non sa che l’Italia è protagonista nell’Unione europea per quanto riguarda il riciclaggio. Il sondaggio Ipsos infatti ha rilevato che il 51% del campione ritiene che l’Italia sia sotto la media europea. Questo dimostra che in Ue c’è ancora molto da fare per sensibilizzare il pubblico sui temi dell’economia circolare.

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Team Circular Mobility

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