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Transizione ecologica: il quadro reale nel settore automotive

15 Aprile 2022

La transizione ecologica è stata inserita insieme alla Rivoluzione verde nei punti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il progetto di rilancio economico del 2021 del governo italiano all’interno del programma europeo che vede coinvolti tutti gli altri Stati membri.
Se il piano era stato pensato per la ripresa dell’Italia dopo la pandemia, i nuovi sviluppi del conflitto internazionale russo-ucraino hanno cambiato nuovamente lo scenario, facendo sorgere nuovi interrogativi sugli obiettivi di trasformazione e sostenibilità ambientale finora prospettati per la realizzazione di un’economia circolare.

Il significato di transizione ecologica

Il significato di transizione ecologica secondo la definizione del Vocabolario Treccani è, nella sua accezione più concreta, “il processo di riconversione tecnologica finalizzato a produrre meno sostanze inquinanti”. Per quanto riguarda la mobilità il governo ha tra gli obiettivi la ricerca sull’idrogeno e la sua diffusione nel trasporto stradale, l’elettrificazione dei mezzi pubblici, lo sviluppo dei biocarburanti e nuove stazioni di ricarica in città e autostrada per favorire l'utilizzo di veicoli elettrici. Nel caso delle colonnine elettriche in particolare, oggetto anche di incentivi per il 2022, il governo intende:
Costruire le infrastrutture necessarie per promuovere lo sviluppo della mobilità elettrica, aumentare il numero dei veicoli (pubblici e privati) a emissioni zero e ridurre l'impatto ambientale dei trasporti, realizzando entro il 2026 oltre 20.000 punti di ricarica rapida in superstrade e nei centri urbani.
Dal 2021 è stato istituito in Italia il Ministero della Transizione ecologica che, in sostituzione di quello per l’ambiente, ha il compito di gestire anche parte dei fondi destinati all’Italia attraverso il Recovery Fund per lo Sviluppo Sostenibile. Sempre da questo Ministero, tramite il suo ministro Roberto Cingolani, è arrivata la comunicazione della proposta della Commissione europea per rendere il continente carbon neutral entro il 2035. Di fatto, questa trasformazione dovrebbe avvenire con l’eliminazione graduale della produzione di automobili con motore a combustione interna entro quell’anno.Naturalmente si sono sollevati molti dubbi, in primo luogo dall’ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) secondo cui questa iniziativa metterebbe in difficoltà le aziende della filiera produttiva automotive italiana e tutti i loro lavoratori. Anche alla luce dei nuovi avvenimenti, a che punto è la rivoluzione verde?

A che punto è la transizione ecologica in Italia

Per quanto riguarda la transizione ecologica in Italia, ci sono ancora diverse problematiche da risolvere, anche se non mancano gli esempi virtuosi. Come spiega infatti Paolo Ghinolfi, AD e fondatore di SIFÀ, a TeleReggio: «il servizio di car sharing elettrico “Corrente” attivo su Bologna è probabilmente il più tecnologicamente avanzato a livello nazionale. L’Emilia Romagna e la Lombardia sono infatti le regioni più innovative e più favorevoli ai cambiamenti».

Secondo Ghinolfi però, non ci sono ancora i presupposti reali e concreti per compiere il passaggio dalle flotte endotermiche a quelle elettriche. Bisognerebbe rimettere in discussione gli accordi definiti a livello europeo del 2025-2035 perché senza il prodotto (dai semiconduttori, ai ricambi) non si può realizzare una flotta a basso impatto ambientale. Il cambiamento sarà graduale e ad oggi le tempistiche non sono ancora definibili.Intanto però qualcosa si può fare, ovvero lavorare sull’ammodernamento delle flotte circolanti, perché anche su questo versante si risente della crisi, con conseguenze quali:

  • invecchiamento delle flotte, legato al prolungamento dei contratti;
  • difficoltà per i noleggiatori a breve termine di procurarsi vetture, aspetto che impatta anche sulle auto sostitutive del Noleggio a Lungo Termine;
  • costi lievitati per l’esplosione dell’inflazione dichiarata al 10% nel settore automotive.

Le cause della crisi del settore automotive: microchip e conflitto russo-ucraino

Allo scenario di crisi nella produzione dei microchip per le auto, si aggiunge quello per il conflitto russo-ucraino che, oltre ai gravissimi costi in termini umanitari, ha un forte impatto sulla disponibilità di materie prime in tutta l’Europa.

In un’altra intervista rilasciata ad «Auto aziendali Magazine» Ghinolfi risponde proprio a questa domanda: in che modo questi eventi influenzano anche il processo di transizione ecologica nel settore della mobilità?
Ghinolfi ricorda che proprio l’Ucraina è uno dei maggiori produttori di cablaggi, i cavi di alimentazione all’interno dei veicoli, in particolare quelli elettrici e molte delle fabbriche stanno chiudendo a causa del conflitto. Le spedizioni di questi materiali ai costruttori europei si sono quindi interrotte, e gli ordini non sono garantiti per almeno 720 giorni. Questa situazione, unita alla crisi per la carenza di semiconduttori e di materie prime, ha messo il settore automotive in seria difficoltà.

Gli obiettivi della transizione ecologica sono raggiungibili per la mobilità aziendale?

I traguardi fissati dal PNRR per il 2035 saranno raggiungibili se ci sarà un vero e proprio cambio di rotta nella mobilità aziendale, attualmente molto difficile per le ragioni che abbiamo appena visto.
Sempre a Telereggio, Ghinolfi ribadisce che:

[…] Purtroppo ad oggi non ci sono i presupposti per credere che, nel breve termine, la mobilità possa essere full electric. Bisogna considerare tutte le problematiche che il settore sta vivendo in questo periodo che di fatto creano, se non un fermo totale, sicuramente un rallentamento evidente nella produzione di auto elettriche: mancano materialmente i componenti sia per costruire veicoli nuovi sia per sostituire i pezzi guasti di auto in manutenzione.

Con la filiera produttiva bloccata è necessario puntare sulle alternative, come i carburanti ecologici ed e-Fuel, ugualmente indicati per conseguire una mobilità più sostenibile e fondare un nuovo sistema economico davvero green.

Già nel 2019, con questi obiettivi, SIFÀ si poneva come pioniera del cambiamento con la creazione di Circular Mobility, un progetto innovativo che si colloca nella più ampia cornice delle iniziative di Corporate Social Responsibility realizzate in Azienda. Un impegno che coinvolge tutti gli attori della filiera automotive per cambiare concretamente l’approccio alla mobilità promuovendo l’adozione di pratiche più responsabili nell’ottica della rivoluzione verde.

Potete guardare l’intervento completo di Paolo Ghinolfi a TeleReggio nel video sottostante.

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Team Circular Mobility

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