Circular_Produzione_desk.jpg
Circular_Produzione_mob.jpg

Il punto d’incontro tra le Materie Prime e la domanda di mercato: la fase di Produzione della Circular Mobility

22 Dicembre 2020

Il modello dell’“Economia Circolare” sta assumendo sempre maggiore rilevanza anche in ambito industriale, rappresentando un’alternativa sostenibile a quello sui cui, negli ultimi due secoli, si è basata l’economia mondiale: il modello di tipo lineare.

Il modello economico lineare è un tipo di produzione e di consumo che si basa sulla logica del TAKE-MAKE-WASTE, ovvero tutto quello che viene prelevato è destinato a diventare rifiuto:

  1. Estrazione: le aziende estraggono risorse dall’ambiente;
  2. Produzione: le materie prime vengono utilizzate per realizzare prodotti;
  3. Distribuzione: i prodotti vengono venduti all’utilizzatore finale;
  4. Consumo: il consumatore utilizza il prodotto;
  5. Smaltimento: a fine vita, i prodotti diventano rifiuto.

Questo modello si basa su due assunzioni non veritiere:

  • Le risorse sono infinite e facilmente accessibili
  • La capacità del pianeta di rigenerarsi è infinita e veloce

Negli anni questo approccio ha, di fatto, sorretto la nascita e il consolidamento di un sistema produttivo ad oggi non più sostenibile, perché l’ambiente non presenta risorse primarie infinite e i disastri ambientali degli ultimi anni sono un’attestazione eloquente anche della sua incapacità di rigenerarsi velocemente.

Di recente, però, si è sviluppata una maggiore consapevolezza in merito ai danni che questo tipo di modello sta provocando nell’ecosistema ed è per tale motivo che il concetto di Economia Circolare sta ricevendo, ora più mai, una grande attenzione a livello globale.

Nel contesto automotive, SIFÀ propone un nuovo approccio alla mobilità ispirato proprio ai principi dell’Economia Circolare, tramite la promozione e l’adozione di pratiche più sostenibili per l’ambiente: un paradigma innovativo che prende il nome di Circular Mobility e si compone di cinque fasi.

Dopo l’analisi della prima fase del paradigma, le Materie Prime, analizziamo nel dettaglio il secondo pilastro, la Produzione, ovvero il punto di contatto tra le materie prime e la richiesta di mercato. 

Produzione industriale del settore automotive

La Produzione è un aspetto centrale del concetto di Economia Circolare perché è la fase attraverso cui un bene viene trasformato da materia prima a prodotto e si pone come obiettivo quello di andare incontro alla domanda di mercato

Quest’anno il mercato, a causa dell’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19, ha avuto una fortissima battuta d’arresto: le interruzioni delle catene di fornitura, la chiusura degli stabilimenti e dei concessionari e il calo della domanda hanno avuto un impatto notevole sull’industria automotive e di conseguenza sulla produzione industriale.

Parlando di dati specifici, L’ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) ha rilevato che nel 1° semestre del 2020, le perdite di produzione dovute al Covid-19, nelle principali macro aree di produzione nel mondo, ammontano ad oltre 11 milioni di unità, ovvero al 15% della produzione totale delle aree considerate rispetto al 2019.

Nonostante il recupero verificatosi durante il 4° trimestre dell’anno, si stima che la contrazione annuale della produzione globale ammonti attorno al 17%, ovvero poco meno di 77 milioni di autoveicoli con le perdite più consistenti in Europa Occidentale e Nord America

Quando l’unione fa la forza: esempi di nuove sinergie tra brand e mercati diversi

Nonostante i dati poco incoraggianti, le industrie si sono attrezzate per far ripartire la catena produttiva. La maggioranza degli investimenti viene dirottata su:

Per rafforzare la fase di produzione e incrementare la domanda di mercato, sempre più aziende stanno collaborando tra loro creando nuove e interessanti sinergie.

Un esempio in tal senso si è verificato a settembre 2020, quando il Groupe PSA (gruppo che ingloba i marchi Peugeot, Citroen, DS e Opel) e FCA (acronimo di Fiat Chrysler Automobile) hanno annunciato il nome della holding risultante dalla fusione: STELLANTIS.

Riprendendo il concetto latino del verbo stello che significa “illuminato da stelle”, la nuova società – risultato della fusione al 50/50 tra i due gruppi – si è posta come obiettivo quella di essere uno dei protagonisti più attivi nell’offrire soluzioni di mobilità sostenibile per i prossimi decenni, guardando “con luce” al futuro senza mai dimenticarsi del passato.

Questo tipo di sinergie si sta verificando anche per lo sviluppo della guida autonoma. Un accordo esclusivo, è stato infatti siglato dalla società svedese Volvo Cars con una unit del colosso Google dedicata all’auto senza pilota, Waymo. In tal modo, Volvo si unisce al gruppo formato da Renault e Nissan, FCA, Mercedes e altri costruttori, impegnati a sviluppare questi sistemi in accordo con le grandi multinazionali della Silicon Valley.

Le altre soluzioni che si stanno sviluppando nell’ambito del settore automobilistico, sono l’implementazione di nuove linee di produzione dedicate a tutte le vetture elettriche o iniziative di conversione degli impianti da motori termici a fabbriche di auto elettriche. Senza trascurare l’impegno per l’adattamento di piattaforme standard per vetture a motore termico per la realizzazione di vetture ibride Plug-In e Mild Hybrid. 

Case History dal mondo automotive

Il punto di vista “decarbonizzato” di Volkswagen Group

Il futuro di Volkswagen sarà sempre più votato all’elettrificazione della gamma. Infatti, uno degli obiettivi principali della multinazionale tedesca è quello di diventare leader mondiale della mobilità elettrica. Già da tempo, il Gruppo Volkswagen ha intrapreso un processo di decarbonizzazione di tutta la sua filiera per diventare gradualmente 100% carbon neutral e adottare pratiche più sostenibili per l’ambiente.

Entro il 2025 la società ha intenzione di lanciare oltre venti modelli 100% elettrici e rendere questa tecnologia protagonista del mercato. Per rendere più esplicito e concreto questo progetto, Volkswagen ha avviato la trasformazione della fabbrica di Emden, in Germania, in uno stabilimento atto alla produzione di veicoli elettrici. Emden diventerà la prima industria della Bassa Sassonia a produrre grandi volumi di auto elettriche: già dal 2022, partirà la produzione del SUV elettrico ID.4, al quale seguiranno altri modelli a batteria. Al centro del progetto di conversione dello stabilimento, che a pieno regime raggiungerà una capacità produttiva di 300.000 vetture l’anno, c’è la costruzione di un nuovo padiglione con un’area di circa 50.000 metri quadrati, dedicato in esclusiva alle auto elettriche.

Per realizzare questo ambizioso obiettivo, la casa produttrice ha previsto un investimento di circa 11 miliardi di euro nella mobilità elettrica e, in tal senso, sta già convertendo molte fabbriche: in Germania, le vetture elettriche del gruppo Volkswagen saranno prodotte a Zwickau, Emden, Hannover, Zuffenhausen e Dresda.

Aluvation: una rivoluzione nel settore della produzione automobilistica

Aluvation è una start-up industriale tedesca che si è distinta per l’introduzione di sviluppi pioneristici diventati standard di mercato. Un esempio è il lancio della produzione automobilistica di un prodotto unico nel suo genere: il “trattamento termico As-a-Service”.

Questo modello di business si basa su tre pilastri – la modularità, la connettività e la standardizzazione – che contribuiranno, in modo significativo, all’innovazione di quei processi attraverso i quali le società di automotive sviluppano i componenti in alluminio per i propri veicoli.

L’obiettivo dell’azienda è quello di modulare efficacemente, in termini di costi, il trattamento termico dell’alluminio e di fornire un servizio di lavorazione dell’elemento on-demand, basato su una formula pay-per-use, direttamente negli stabilimenti produttivi dei propri clienti. In questo modo, gli utenti potranno richiedere una linea di produzione soltanto se ne hanno bisogno.

I risultati ottenuti da tale approccio sono:

  • Time to market brevissimo: una nuova linea di trattamento termico può essere installata in pochi giorni invece che nei canonici 6-12 mesi.
  • Risparmio: grazie al nuovo modello di business pay-per-use si ottengono maggiori ricavi.
  • Aumento di produttività e qualità: grazie alla possibilità di regolare, in tempo reale, l’ambiente di produzione si migliora la qualità del processo.
  • Riduzione dei costi: tagli consistenti sui costi di trasporto e logistica.
  • Riduzione dei costi di manutenzione: i tempi di operatività aumentano del 16% grazie alla manutenzione predittiva. 

Case History extra-settore

Adidas si veste di plastica riciclata per salvare gli oceani

Per fermare le conseguenze devastanti che i rifiuti plastici riversati negli oceani provocano nell’ambiente, con importanti impatti anche sulla salute umana, è di fondamentale importanza ridurre la produzione di plastica vergine. È questo l’obiettivo di uno dei marchi di abbigliamento sportivo più importanti a livello mondiale. Infatti, Adidas sta convertendo la propria produzione industriale per rendere i propri capi più sostenibili, con l’obiettivo di eliminare tutto il poliestere vergine dalla sua linea di abbigliamento sportivo entro il 2024.

Due anni fa, Adidas ha avviato la produzione di scarpe e abbigliamento sportivo realizzate grazie al riciclo di materie prime secondarie, come il PET delle bottiglie d’acqua. Il primo passo il marchio l’aveva già compiuto nel 2012 con le divise per i volontari dei Giochi Olimpici di Londra fabbricate con bottiglie d’acqua riutilizzate.

Nel 2016, in collaborazione con l’associazione ambientalista Parley for the Oceans, la multinazionale si è impegnata a realizzare un nuovo modello di materiale riciclato, il Primeblue, utilizzando i rifiuti plastici trovati sulle spiagge come materiale grezzo: la tomaia è realizzata in filato e filamenti provenienti da rifiuti marini riciclati e reti da pesca illegali recuperate nelle acque profonde. Dal primo lancio sul mercato della collezione Adidas x Parley, il brand ha prodotto oltre 5 milioni di paia di scarpe realizzate con rifiuti marini plastici ed è passato alla realizzazione di costumi, realizzati sempre con vecchie reti da pesca e scarti di nylon.

Il marchio si impegnerà inoltre a tagliare le emissioni della compagnia e dei propri fornitori del 30% entro il 2030.

LOGO_CIRCULAR_MOBILITY_VERT_2.png

Team Circular Mobility

TOPICS

Potrebbe interessarti anche

comunitaenergetica_lis.jpg

Cos’è e come funziona una comunità energetica

Leggi tutto

energie-rinnovabili

Energie rinnovabili: quali sono e perché è importante investire in queste fonti

Leggi tutto

transizione_energetica

Transizione energetica: in cosa consiste e quali sono gli obiettivi

Leggi tutto