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Carenza di semiconduttori: gli impatti sul settore automotive e le soluzioni di SIFÀ a supporto dei Clienti

5 Agosto 2021

La pandemia e le relative chiusure hanno portato a una crisi economica di portata mondiale, e molti settori hanno pagato un conto più salato di altri. Tra questi, certamente il comparto automotive ha subìto gli impatti dell’emergenza sanitaria, ma ad aggravare la situazione è sopraggiunta un’ulteriore problematica: la crisi dei semiconduttori.

A fare da detonatore di quello che gli anglosassoni chiamano chip crunch, è lo scoppio della pandemia da Coronavirus. Le chiusure totali delle fabbriche della scorsa primavera, a causa del lockdown, hanno rallentato, se non addirittura fermato, l’intera catena produttiva, ma anche il reperimento necessario delle materie prime. In parallelo, nel 2020 le persone sono state costrette a rimanere chiuse in casa per contenere i rischi di contagio e come conseguenza hanno avviato l’acquisto in massa di dispositivi elettronici, sia quelli necessari per lo smart working e la didattica a distanza, sia quelli legati all’intrattenimento.

Elementi imprescindibili per il funzionamento di dispositivi elettronici sono appunto i chip, o semiconduttori, e per far fronte all’impennata di richieste, si è assistito a un ridimensionamento dell’offerta, dovuto da una parte all’inevitabile chiusura delle fabbriche, dall’altra dalla scelta di sfruttare le poche risorse disponibili quasi esclusivamente per la produzione di apparecchiature elettroniche. 

Cos'è un microchip?

Il microchip è un “circuito integrato”, ovvero un circuito elettronico miniaturizzato dove i vari transistor sono stati formati tutti nello stesso istante grazie a un unico processo fisico-chimico. Un chip è dunque il componente elettronico composto da una minuscola piastrina del wafer di silicio (die), a partire dalla quale viene costruito il circuito integrato e rappresenta il supporto che contiene gli elementi (attivi o passivi) costituenti il circuito stesso. Il circuito integrato è adibito, sotto forma di rete logica digitale o analogica, a funzionalità di processamento o elaborazione di ingressi espressi sotto forma di segnali elettrici, al fine di ottenere dati in uscita.

I problemi per il settore automotive

La scarsità di semiconduttori è un problema sempre più urgente da risolvere per la produzione di beni a livello mondiale, e soprattutto il settore automobilistico è stato colpito duramente dalla crisi e ne sta ancora pagando le conseguenze. Secondo un’analisi di Deloitte solo nella produzione di auto l’elettronica rappresenta oggi il 40% del valore di un veicolo e il trend continuerà a crescere anche nei prossimi anni. Le case automobilistiche non posseggono un grande inventario e ordinano i microchip a seconda della produzione. Dunque, lo scorso anno, si è effettuato un numero nettamente inferiore di ordini, a causa delle chiusure nei mesi di isolamento e le previsioni di un ridotto volume di vendite non sono state smentite.

Nel frattempo, i produttori di device digitali aumentavano sensibilmente i loro ordini e, nel momento in cui si è ripresa anche la produzione di veicoli, le case automobilistiche si sono trovate con un’ingente scarsità di microchip sul mercato. Alcune tra queste case hanno dovuto rallentare la produzione, altre sono state costrette addirittura a chiudere le proprie fabbriche per alcuni periodi. 

La reazione delle Case

Già diversi costruttori automobilistici sono stati obbligati a prendere decisioni drastiche per affrontare il problema della mancanza di chip e la cui risoluzione non sembra possa arrivare nel breve termine.

Stellantis, ad aprile aveva annunciato di rinunciare alla strumentazione digitale i-Cockpit sulla Peugeot 308, a favore del quadro strumento analogico, offrendo ai clienti un prezzo più basso rispetto a quello di listino.

Uno degli esempi più interessanti è quello di Tesla, che ha deciso di riscrivere il software delle proprie auto per supportare chip alternativi. Questo approccio ha aiutato l’azienda di Elon Musk a mantenere alti livelli di produzione, consegnando oltre 200.000 veicoli ai clienti nel corso degli ultimi mesi. È necessario ricordare che Tesla, leader mondiale per la produzione di auto elettriche, si affida ai chip per alimentare qualsiasi parte dei veicoli, dai suoi airbag ai moduli che controllano le cinture di sicurezza e per l’azienda, come ha commentato il CEO: “La situazione globale della carenza di chip rimane piuttosto grave”.

La crisi dei semiconduttori sta colpendo anche Mercedes che ha annunciato di aver dovuto tagliare momentaneamente la produzione in Germania e in Ungheria per dare priorità alla costruzione dei veicoli elettrici. Inoltre, la casa tedesca non ha escluso la possibilità delle chiusura totale delle fabbriche se la situazione dovesse protrarsi ancora a lungo.

Il Gruppo Volkswagen arriva da un 2020 nel quale è stato costretto a ridurre di 100.000 unità la produzione per mancanza di semiconduttori perché i veicoli di Wolfsburg utilizzano fino a 70 chip per vettura, ovvero necessitano di 3,4 miliardi di semiconduttori. Per questo motivo la casa prevede di non riuscire a recuperare quel ritardo entro la fine dell’anno.

Cosa ci attende all’orizzonte?

I vertici di Intel Corporation, la multinazionale statunitense produttrice di semiconduttori e microprocessori, hanno previsto che la carenza dei chip, che oggi affligge sia il comparto auto che tech, potrebbe trascinarsi fino al 2023. L’amministratore delegato di Intel Pat Gelsinger ha infatti indicato come dovrebbero essere necessari uno o due anni ancora per ritrovare un equilibrio tra domanda e offerta nelle cruciali componenti, in grado di avere un impatto sulla disponibilità e i prezzi di numerosi prodotti al consumo.

La crisi dei semiconduttori nel lungo termine, infatti, può determinare un aumento di prezzi sempre più importante e tempi di consegna sempre più lunghi, ritardi che attualmente sono ai massimi storici. Tale situazione potrebbe indurre a rallentamenti nella produzione e a mancate vendite di una serie di beni di consumo, tra i quali sicuramente i veicoli. Se l’impatto fosse abbastanza ampio, si manifesterebbe una crescita degli utili più debole per una serie di aziende attive soprattutto nei settori tech e automotive.

Ma gli ampi investimenti per risolvere il problema di questa crisi rendono il settore piuttosto attraente per gli investitori: ad esempio, il Philadelphia Semiconductor Index continua a crescere dopo aver guadagnato il 107% nel 2020, grazie alle performance brillanti delle società che producono semiconduttori.

La mancanza di materie prime e il monopolio cinese

La straordinaria crescita del settore informatico legata al progresso tecnologico ha, dal 1970, quadruplicato il consumo globale dei prodotti tecnologici che, di conseguenza, stanno aumentando la loro complessità sia per funzionalità sia per tecnologia necessaria a riprodurli. Tale complessità riguarda anche il settore automotive, sempre più orientato verso l’elettrificazione, e si riversa soprattutto sulle materie prime fondamentali in tali produzioni che sempre più richiedono un gran numero di metalli difficili da reperire e considerati per questo “rari”.

Un’auto elettrica, infatti, per poter funzionare, ha la necessità di decine di metalli più o meno rari. Le sue batterie richiedono, oltre al litio, anche grafite e manganese, cobalto, nickel, rame, ferro ed alluminio. La diffusione delle EV (Electriv vehicle) ha notevolmente accresciuto anche la richiesta di questi minerali che, per condizioni naturali, economiche e soprattutto geopolitiche, sono difficilmente reperibili. Il complesso approvvigionamento dei metalli rari non è di semplice soluzione a causa del dominio incontrastato della loro produzione ad un solo attore: la Cina.

La Cina è diventata rapidamente leader mondiale nella produzione, estrazione e raffinazione di REE (Rare Earth Elements), coprendo, ad oggi, circa il 70% delle estrazioni mondiali. Quando si parla di semiconduttori, infatti, si parla soprattutto di due aziende: la Tsmc di Taiwan e la coreana Samsung.

La criticità dell’offerta di REE sommate alle pesanti misure protezionistiche adottate da Pechino stanno acerbando l’instabilità dell’offerta di terre rare, e quindi di semiconduttori, quasi completamente sotto il monopolio di un unico produttore.

L’odierna crisi dei chip, infatti, è strettamente collegata agli elementi rari e alle condizioni del mercato globale, che registrano un’estrema concentrazione della produzione nelle mani del colosso asiatico, sia dei dispositivi stessi, sia delle materie prime necessarie a produrli. Le incertezze geopolitiche, sommate all’aumentare della domanda degli electronic device durante il periodo più buio della pandemia, hanno di fatto reso l’approvvigionamento di questi materiali una questione strategica e di posizionamento tra le potenze mondiali.

Per controbilanciare il dominio cinese, infatti, Stati Uniti, UE e Giappone stanno cercando di unire le proprie forze attraverso l’attuazione di diverse strategie basate su tre pilastri: diversificazione delle catene di approvvigionamento globali per mitigare il rischio di approvvigionamento; sviluppo di materiali e sostituti tecnologici; promozione del riciclaggio, del riutilizzo e dell’uso più efficiente dei materiali critici.

È soprattutto grazie all’ultimo pilastro, lo smaltimento e il riutilizzo dei materiali, ovvero una delle fasi più importanti del paradigma Circular Mobility ideato da SIFÀ, che sarà possibile migliorare la progettazione dei prodotti, sviluppando standard di riciclaggio ad alta efficienza per evitare, in futuro, di ritrovarsi in situazioni di crisi simili a quelle che stiamo vivendo in questo momento.

Le soluzioni di SIFÀ a supporto dei Clienti

SIFÀ si è da subito attivata per garantire, per quanto possibile, servizi di mobilità attraverso estensioni di contratti già in essere, dilazioni di pagamento, potenziamento del servizio di auto in preassegnazione, accordi con i noleggiatori a breve termine, in modo da offrire soluzioni ai clienti che abbiano subìto ritardi di consegna. Abbiamo avuto sicuramente prolungamenti di contratto perché il cliente è più propenso ad avere un veicolo nuovo, e dunque, consapevole dei tempi di attesa, preferisce utilizzare per un periodo più lungo il veicolo che possiede al momento dell’ordine. Per quanto riguarda il ricorso al RAC (rent a car), abbiamo un maggiore utilizzo del cosiddetto “flottino”, ovvero della flotta che SIFÀ utilizza per i veicoli in preassegnazione. SIFÀ ha infatti potenziato la ricerca di prodotti sul mercato aumentando il volume dei veicoli in stock che può offrire ai propri clienti, ovvero quei veicoli in preassegnazione già presenti sui nostri piazzali e di cui siamo noi a gestire i tempi di consegna.

In parallelo, l’Azienda ha offerto ai propri clienti una consulenza adeguata per costruire un piano aderente alle loro reali necessità e aspettative, suggerendo, ad esempio, il noleggio di veicoli non impattati da questi ritardi. In alcuni casi, infatti, i costruttori già dallo scorso anno, in previsione di possibili criticità nell’approvvigionamento della materia prima, avevano già pianificato dei lotti in fabbrica per i canali del noleggio a lungo termine e conseguentemente sono stati capaci di garantirci dei tempi di consegna accettabili.

Infine, un altro servizio che è stato ampiamente promosso e potenziato dall’Azienda in questo periodo di emergenza è quello relativo al noleggio dei veicoli usati. SIFÀ, infatti, ha implementato la propria offerta con il rinoleggio del proprio usato in pronta consegna che, già nel corso del 2020, si è dimostrato essere un sostegno concreto per gestire improvvisi picchi di lavoro delle aziende. Grazie a questo servizio, SIFÀ continua a supportare molte imprese che hanno la necessità di potenziare il proprio parco con mezzi subito disponibili per diversi settori di business. L’Azienda ha infatti costruito un’offerta di rinoleggio selezionando, all’interno della propria flotta, i veicoli più giovani o con meno chilometri, sottoposti ad attività di rimessa a nuovo, tagliandati e consegnati al cliente comodamente a domicilio, con un risparmio tangibile sul canone mensile di noleggio decisamente concorrenziale che può arrivare fino a circa il 20% rispetto al nuovo. A questo servizio si è affiancata anche la vendita dei veicoli usati.

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Team Circular Mobility

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