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Auto connesse: la mobilità del futuro che diventa sempre più presente

28 Marzo 2022

La crisi sanitaria ha determinato importanti problematiche e dato vita a profondi cambiamenti che il mondo intero sta ancora scontando. Tuttavia, non tutti gli impatti generati dalla pandemia sono da considerarsi esclusivamente in un’accezione negativa. Un esempio concreto è la forte accelerazione registrata nel 2020 sul fronte della digitalizzazione: la pandemia ha infatti indotto sia ad abbracciare nuovi modelli per la vita sociale, la cultura, l’istruzione e il lavoro da parte della popolazione, sia a velocizzare i processi di sviluppo tecnologico delle imprese che, già da diverso tempo, stavano iniziando a investire i propri capitali in soluzioni digitali più avanzate. Sul fronte automotive, inoltre, l’emergenza pandemica ha allargato lo scenario che si affaccia sul futuro della mobilità, sempre più nella direzione dell’auto connessa.

L’IoT ha consentito infatti una trasformazione probabilmente maggiore nell’automotive rispetto a quella prodotta in altri settori, imprimendo anche nel mercato dell’auto, una forte spinta sulle tendenze di innovazione e sviluppo tecnologico. Non è più una novità pensare infatti che le auto del prossimo futuro non saranno più percepite come un mero mezzo di trasporto, per i quali contano soprattutto le forme aerodinamiche e la potenza dei motori, ma saranno proprio i servizi e le funzioni aggiuntive ad assumere un valore sempre più prezioso, che porteranno allo sviluppo di massa delle driverless car.

Basandosi sui dati dell’indagine portata avanti da Intel e Strategy Analytics, il mercato delle auto autonome, una volta maturo, potrebbe valere ben 7 trilioni di dollari entro il 2045 e, secondo le analisi di BlackRock, nel 2025 il 98% dei veicoli sarà connesso. Un decennio dopo il 75% sarà invece autonomo.

Di seguito, analizzeremo tutte le peculiarità che contraddistinguono i veicoli connessi e intelligenti.

Cosa si intende per auto connessa

Per auto connessa si intende un veicolo capace di comunicare in modo bidirezionale con altri sistemi al di fuori del veicolo condividendo dunque l'accesso a internet – e quindi i dati – con altri dispositivi sia all'interno sia all’esterno dell’abitacolo. Ad oggi esistono cinque modi che permettono al veicolo di connettersi con l’ambiente circostante:

  • V2I “Vehicle to Infrastructure”: la tecnologia, dopo aver acquisito i dati generati dal veicolo, fornisce informazioni sull'infrastruttura al conducente legate alla sicurezza, mobilità o condizioni ambientali;
  • V2V “Vehicle to Vehicle”: la tecnologia è in grado di comunicare informazioni sulla velocità e la posizione dei veicoli circostanti attraverso uno scambio di dati “senza fili”. L'obiettivo principale è quello di evitare incidenti e congestioni del traffico e avere un impatto positivo sull’ambiente;
  • V2C “Vehicle to Cloud”: la tecnologia scambia informazioni sulle applicazioni del veicolo tramite un sistema cloud: tale funzione consente al veicolo di utilizzare le informazioni provenienti da altri settori connessi al cloud – come l'energia, i trasporti e le case intelligenti – e utilizzare l’IoT;
  • V2P “Vehicle to Pedestrian”: la tecnologia rileva le informazioni sul suo ambiente e le comunica ad altri veicoli, infrastrutture e dispositivi mobili personali. Ciò consente al veicolo di comunicare con i pedoni con l’obiettivo di migliorare la sicurezza e la mobilità su strada;
  • V2X “Vehicle to Everything”: la tecnologia interconnette tutti i tipi di veicoli e sistemi di infrastruttura con “un altro”: questa connettività, infatti, include automobili, autostrade, navi, treni e aeroplani.

Quali sono gli elementi che caratterizzano un’auto connessa

Secondo un’analisi fornita da Teoresi – società ingegneristica specializzata in tecnologie per la smart mobility – se nel 2019 le auto connesse rappresentavano il 17,4% del parco macchine europeo, si stima che nel 2025 possano arrivare al 70%. Perciò la stessa società ha elencato cinque punti per guidare gli automobilisti nella comprensione di questo veicolo smart.

Sensori

Le auto – per avere la possibilità di guidare in autonomia – devono essere in grado di “vedere” e “sentire” l’ambiente circostante e per tale motivo necessitano di tecnologie hardware più sofisticate il cui scopo è acquisire dati utili dall'ambiente.

Un esempio è la tecnologia Lidar che è in grado di misurare la distanza da un oggetto illuminandolo con un fascio di impulsi laser e restituendo dunque informazioni tridimensionali ad alta risoluzione sull'ambiente circostante.

In parallelo, le camere riconoscono gli oggetti in prossimità dell’auto, fornendo informazioni dettagliate come il loro colore o la forma esatta. Questi sensori, insieme ad altre tecnologie come radar e sonar, immagazzinano dati che vengono poi rielaborati attraverso la sensor fusion, con l’obiettivo di ricostruire l'ambiente attorno al veicolo.

Infine, il Sistema Satellitare Globale di Navigazione (GNSS) monitora costantemente la posizione della vettura su una mappa precaricata con uno scarto inferiore al metro ed è in grado, comunicando con gli altri sistemi di bordo, di anticipare curve o evitare ostacoli. Ovviamente, più è alta la capacità di integrare tutte queste informazioni e maggiore sarà l'affidabilità da parte dell'intero sistema. Per fare un esempio concreto: se uno strato di neve cancella le strisce pedonali – quindi invisibili all'occhio della telecamera – entreranno in azione altre funzionalità, quali una mappa ad alta definizione supportata da un GNSS che localizza il veicolo e dai radar che lo posizionano precisamente sulla carreggiata.

Guida assistita

Se la normativa attuale non consente ancora alle auto a guida autonoma di circolare su strada, esistono tuttavia molti veicoli che presentano diverse funzionalità di guida assistita – più tecnicamente Adas (Sistema Avanzato di Assistenza alla Guida) – ovvero un insieme di funzionalità basate su algoritmi di intelligenza artificiale che, analizzando i cambiamenti sulla strada, forniscono avvisi o, in caso di pericolo, talvolta intervengono per evitare possibili incidenti.

Guida autonoma

Attualmente, per le strade del nostro Paese possono circolare solo i veicoli che presentano strumenti ausiliari e che rientrano nei livelli 1-2 della classifica SAE (Society of Automotive Engineers), in quanto la normativa attuale non consente ancora l’ingresso sul mercato di mezzi con guida autonoma di grado superiore (livelli 3-4-5), ovvero quelli che possiedono il quasi totale o pieno controllo delle azioni di guida. In questi casi, l'auto possiede dei sensori aggiuntivi che la trasformano in un vero e proprio co-pilota, in grado non solo di aumentare la sicurezza di conducenti e pedoni, ma anche di avere un impatto sul traffico e sulla congestione delle città.

Guida cooperativa

Ad oggi, un’auto connessa è già in grado di “dialogare" con le altre smart car (con la comunicazione v2v), con i sistemi a bordo strada e con la mobilità pubblica. L’evoluzione di questa capacità sarà la creazione di sistemi di guida cooperativa tra auto connesse che, tramite la rete 5G, comunicheranno con altri veicoli e con le infrastrutture. Uno dei più immediati esempi di utilizzo di questa tecnologia sarà quello che riguarda la segnaletica stradale, ossia lo scambio di informazioni tra l’auto connessa e cartelli stradali o semafori "intelligenti".

Cybersecurity

La parte negativa di un sistema intelligente è sicuramente il rischio di hackeraggio: infatti, qualunque dispositivo connesso rischia di subire un attacco hacker, soprattutto se la connessione è wireless (come nel caso delle smart car), in cui sono presenti connessioni Bluetooth, Wi-Fi, 4G, 5G, e – in futuro – anche 6G.

Nel caso dell’auto, i rischi di cybersecurity sono di quattro tipi:

Il più critico e pericoloso è quello che impatta la safety, ovvero quello che riguarda l’attacco a elementi indispensabili per la sicurezza alla guida come freni, sterzo, acceleratore.

In parallelo, esistono rischi di operatività legati a specifiche funzioni come il navigatore, la radio o il condizionatore.

Altri aspetti sono invece legati alla privacy. Attualmente, all’interno di un sistema auto sono presenti dei dati sensibili e privati che rivelano infrazioni e dati di geolocalizzazione, come l’orario e il percorso degli spostamenti, la rubrica personale e la lista di chiamate effettuate e ricevute e, in aggiunta, anche tutte le informazioni rivelabili dalle telecamere e dai microfoni posizionati all’interno dell’abitacolo.

Infine, bisogna tenere in considerazione anche il rischio finanziario ed economico che può avvenire in caso di furto del veicolo o in caso di furto di mezzi di pagamento memorizzati all'interno del veicolo.

Connected car: a che punto siamo

Secondo una ricerca dell'Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano, si stima che in Italia circolino circa 16,7 milioni di veicoli connessi, cioè il 40% delle vetture. Ad oggi, il mercato vale 1,2 miliardi di euro e, nonostante il rallentamento causato dall’emergenza sanitaria, il trend è comunque in crescita.

I dispositivi più popolari sono i box GPS/GPRS per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con scopi assicurativi, il 63% del totale (10,5 milioni, +9%), ma la crescita è trainata dalle auto connesse tramite SIM (2,2 milioni, +47%) o tramite sistemi Bluetooth (4 milioni, +33%).

Il 75% dei consumatori ha dichiarato di aver già sentito parlare delle connected car; il 61% possiede già almeno una funzionalità smart per l'auto (come soluzioni per il parcheggio assistito, assistenti vocali e sistemi di assistenza alla guida); e oltre metà dei consumatori desidera acquistare un’auto connessa entro i prossimi tre anni.

Oltre al chiaro intento dei consumatori di approcciarsi maggiormente all’auto connessa, un’ulteriore impennata verso l’adozione di sistemi di interconnessione tra i veicoli viene data dalla legge: la normativa europea legata all'eCall del 2018 impone, infatti, l’avviso automatico ai soccorsi in caso di incidente, obbligatorio per i nuovi veicoli, e dall'entrata in vigore nel 2022 della normativa europea che obbliga all'adozione di sistemi ADAS (Advanced Driver Assistance Systems), come la frenata automatica o il mantenimento in corsia.

Connettività, guida autonoma e mobilità smart sono dunque le tendenze che guidano il presente e il futuro del settore automotive e dalle analisi più aggiornate è evidente anche il crescente interesse della popolazione verso le potenzialità offerte dalla nuove tecnologie digitali a supporto dei veicoli e della mobilità del futuro. 

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Team Circular Mobility

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