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I “Driver” che supportano il paradigma della Circular Mobility

7 Luglio 2021

In una realtà che cambia, in città che si trasformano, SIFÀ si fa promotrice di un nuovo approccio alla mobilità, più virtuoso e sostenibile. Il progetto della Circular Mobility, infatti, è l’impronta che l’Azienda vuole lasciare per il futuro, nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita.

Dalle analisi delle nuove abitudini connesse ai trasporti nonché delle evoluzioni a cui le città, così come gli spazi extra-urbani, stanno andando incontro per favorire spostamenti sempre più sostenibili, SIFÀ si propone di fornire risposte e soluzioni adeguate alle esigenze dei clienti attraverso l’implementazione di soluzioni di Noleggio a Lungo Termine innovative e personalizzate, progettate per cogliere le sfide del presente e ridefinire, insieme, le regole della mobilità di domani.

Per avviare questo processo di trasformazione epocale è necessario che le istituzioni, le aziende leader del settore pubblico e privato e i singoli cittadini lavorino simultaneamente con l’obiettivo di creare una visione di sistema funzionale allo sviluppo di un ambiente collaborativo.

Secondo la visione di SIFÀ la mobilità del domani è un contenitore circolare, composto da 5 fasi: Materie Prime (ovvero l’alimentazione dei veicoli), Produzione (le case auto), Distribuzione (concessionari e noleggiatori), Utilizzo e Gestione (noleggio, mobilità condivisa), Smaltimento e Riutilizzo (usato). Il paradigma “Circular Mobility” va dunque a definire un nuovo modo di fare business, in ottica di Mobility as a Service.

Trasversalmente alle cinque fasi analizzate in precedenza, completano il nuovo paradigma della mobilità circolare quattro ulteriori elementi chiave, i Driver della Circular Mobility:

  • Infrastrutture
  • Persone
  • Tecnologie e dati
  • Norme e policy

Analizziamoli nel dettaglio.

INFRASTRUTTURE

Gli ambiziosi obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO₂, introdotti dal Regolamento (UE) 2019/631 per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri nuovi, saranno raggiungibili esclusivamente attraverso la vendita di importanti quote di veicoli elettrificati (BEV e PHEV).

Tuttavia la diffusione dei veicoli elettrificati dipende innanzitutto dall’accettazione del mercato, possibile solo attraverso la realizzazione di tutte le condizioni abilitanti allo sviluppo della mobilità elettrica. La principale tra queste condizioni è la realizzazione di una rete infrastrutturale in grado di supportare il fabbisogno di ricarica elettrica e di permettere il superamento nel consumatore della cosiddetta ‘ansia da ricarica’.

Rete infrastrutturale pubblica

Attualmente sono disponibili sul territorio europeo solo 165 mila colonnine di ricarica quando, in realtà, il numero necessario che permetterebbe un più facile utilizzo su ampia scala di questo tipo di veicoli ad alimentazione alternativa è di almeno 1 milione. Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei, ovvero quello di essere carbon neutral nel 2050, già entro il 2030 l’UE dovrà vedere circolare su strada 44 milioni di veicoli elettrici con la presenza di almeno 2,8 milioni di stazioni di ricarica. Un impegno decisamente notevole considerando il punto in cui siamo attualmente.

Basti pensare che, ad oggi, circa l’80% dei punti di ricarica di auto elettriche sono disposti su suolo privato: se si comparasse tale percentuale con il numero di stazioni di rifornimento per auto a diesel o benzina, ciò vorrebbe dire che l’80% delle stazioni di rifornimento sarebbe posizionato solo all’interno di garage privati anziché su spazi pubblici.

In aggiunta a tale problematica, si registra anche una distribuzione disomogenea sullo stesso territorio europeo: infatti solo quattro Paesi, che coprono poco più di un quarto della superficie del territorio UE – Paesi Bassi, Germania, Francia e Regno Unito – dispongono di più di ¾ di tutti i punti di ricarica elettrica.

Rete infrastrutturale privata e aziendale

Oltre alla rete infrastrutturale pubblica, per far sì che questa trasformazione epocale nell’ambito della mobilità sia stabile e duratura sarà fondamentale la contemporanea diffusione delle infrastrutture di ricarica privata ed aziendale: secondo le previsioni, nel corso dei prossimi anni, l’85% delle ricariche delle auto elettrificate avverrà nelle abitazioni o nei luoghi di lavoro. Tuttavia, attualmente sono solo 12 i Paesi dell’UE che hanno introdotto incentivi per l’installazione di infrastrutture di ricarica private.

In Italia, è prevista la detrazione fiscale al 50% delle spese di installazione recuperabile in dieci anni (art. 1, comma 1039, legge 30 dicembre 2018, n. 145), aumentata al 110% recuperabile in cinque anni in caso di contestuale intervento di efficientamento energetico edilizio (art. 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34).

Questi dati dimostrano dunque come la creazione di una rete di infrastrutture capillare all’interno dei Paesi dell’Unione Europea sia un elemento imprescindibile affinché il passaggio da un tipo di alimentazione a combustione a una elettrificata sia possibile nel minor tempo possibile e l’intervento delle amministrazioni cittadine è di fondamentale importanza per raggiungere tale risultato, soprattutto nei contesti urbani.

Quali sono dunque i suggerimenti che possono nascere da queste prime riflessioni?

  • Implementazione di un piano strategico europeo per lo sviluppo delle infrastrutture omogeneo e non concentrato esclusivamente nelle singole nazioni;
  • Politica di prezzi incentivante del costo dell’energia con lo scopo di abbattere il TCO (Total Cost of Ownership) dei veicoli elettrici ancora troppo alto.

L’auspicio è che venga rapidamente adottato un piano europeo di sviluppo delle infrastrutture per la ricarica elettrica e il rifornimento dei veicoli ad alimentazione alternativa, che introduca obiettivi di sviluppo della rete di rifornimento e ricarica per Paese, allo scopo di raggiungere un livello di infrastrutturazione adeguato al fabbisogno energetico e una distribuzione dei punti di ricarica/rifornimento omogenea sul territorio UE.

Altro aspetto fondamentale per la diffusione della mobilità elettrica è certamente un’efficace regolazione delle tariffe di ricarica pubblica e privata: introdurre tariffe di ricarica che rendano competitivo l’acquisto di un veicolo elettrico rispetto a uno convenzionale in un’ottica di TCO è una delle principali leve per la diffusione della mobilità elettrica.

PERSONE

Questo tipo di cambiamento della mobilità mantiene il suo fulcro d’azione nel fabbisogno delle persone con lo scopo di aumentare la qualità della vita di ognuno di noi, riducendone i rischi per la salute, le fonti di stress e i costi eccessivamente alti dei nostri mezzi di spostamento.

Il cliente è al centro della visione di mobilità circolare sia per la mobilità individuale sia per quanto riguarda i veicoli commerciali. Alla luce di informazioni onnipresenti e big data, l'approccio alla mobilità incentrato sul cliente – rispetto a un approccio incentrato sulla tecnologia – è essenziale alla conquista della prossima generazione di clienti.

La visione che SIFÀ ha delle mobilità del futuro è quella di essere via via sempre più accessibile a tutti. Grazie agli sviluppi tecnologici, infatti, la mobilità individuale subirà un aumento della sua quota di accessibilità fino a raggiungere il 90% della popolazione – con una forte attenzione ai bisogni delle persone affette da disabilità, degli adolescenti e degli anziani – rispetto all’attuale 60-70%.

In parallelo, i costi della mobilità potrebbero diminuire fino a 10 centesimi / km per alcuni casi d’uso attraverso progressi tecnologici, nuovi propulsori e ottimizzati servizi di mobilità condivisa. Pertanto, è possibile raggiungere anche gruppi a basso reddito. Ma anche l’uso della mobilità individuale da parte di giovani (<18 anni) e gruppi di età più avanzata, nonché da persone con disabilità parziali aumenterà attraverso sistemi ADAS avanzati e, in definitiva, attraverso veicoli connessi e autonomi.

TECNOLOGIE E DATI

La fase che stiamo attraversando attualmente è quella della quarta rivoluzione industriale, ovvero di un processo di trasformazione profondamente legato allo sviluppo delle tecnologie digitali. È proprio l’Industria 4.0 ad aver reso possibile la nascita dell’Economia Circolare, in quanto sono proprio le informazioni generate dal processo di digitalizzazione e interconnessione di dati a supportare questo innovativo strumento economico basato sul potenziamento delle opportunità circolari e sullo sfruttamento dei suoi massimi benefici nel lungo termine.

Innovazione e tecnologia, infatti, rappresentano oggi un connubio fondamentale per tutte le organizzazioni che desiderano intraprendere un percorso di sostenibilità.

Le tecnologie 4.0 quali l’Internet of Things, i Big DaTa e il Cloud Computing possono offrire alle imprese un incentivo per intraprendere percorsi di transizione verso l’adozione di modelli ormai diffusi quale la Circular Economy. La Blockchain è un altro grande esempio di come la tecnologia può supportare al meglio la supply chain e la logistica di un’organizzazione, garantendo la tracciabilità all’interno della filiera e promuovendo un consumo sempre più intelligente e consapevole.

Lo sviluppo di reti locali per l’ottimizzazione della mobilità in città, iniziative di sharing e pooling e piattaforme end-to-end sono ambiti in cui la tecnologia può svolgere un ruolo determinante per lo sviluppo sostenibile delle organizzazioni.

NORME E POLICY

La transizione globale verso la mobilità elettrica non è in discussione, ma gli investimenti delle case automobilistiche potrebbero subire un rallentamento a causa dello shock esogeno causato dalla pandemia.

Per non infliggere un ulteriore peso a un settore già profondamente danneggiato dall’emergenza sanitaria, è necessario studiare una normativa adeguata che allontani la possibilità di rallentare questo processo di trasformazione già di per sé lungo e complesso. Le azioni concrete che si possono fare in tal senso sono lo sviluppo di un piano di incentivi alla ripresa e l’elargizione di fondi a sostegno della ricerca e dello sviluppo che agevolino, in tempi più rapidi, la sostituzione del parco attuale, estremamente vetusto, non permettendo la circolazione su strada di tutti veicoli diesel precedenti al modello euro 5. Se le amministrazioni non investono e non sviluppano nuove normative a favore del settore, non sarà possibile pensare ad un cambiamento che cada esclusivamente sulle spalle dei privati e dei singoli imprenditori.

I vincoli ambientali dell’UE in merito alle emissioni di CO₂, infatti, dovrebbero essere allentati per un periodo di tempo limitato, per favorire il rilancio dell’industria automotive in questo momento di profonda fragilità e incertezza.

Il mantenimento degli attuali vincoli emissivi di CO₂ e delle relative sanzioni rappresenterebbe un ulteriore colpo inferto alle finanze dei produttori, con conseguenze lungo la value-chain (breve-medio periodo) e in termini di investimenti futuri in innovazione e sviluppo (medio-lungo periodo) essenziali per l’evoluzione della mobilità elettrica, con possibili ripercussioni anche occupazionali e quindi sociali.

Fra le possibili soluzioni ipotizzabili, vi è lo slittamento temporale dei target di almeno uno o due anni, che consentirebbe alle imprese di ritrovare l’ossigeno di cui hanno bisogno per tornare poi ad investire in innovazione.

CASE HISTORY

Servizi di mobilità elettrica nelle città: Bologna, Milano e Firenze

Oggi Bologna, Firenze e Milano rappresentano le tre città più innovative dal punto di vista della mobilità elettrica e le loro strategie amministrative possono di gran lunga fungere da esempio per altre realtà urbane italiane.

Le analisi condotte dal Rapporto MobilitAria 2020 sui Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS) di 14 grandi città italiane, fanno emergere come queste tre città, seppur con sistemi diversi, abbiano incentivato l’utilizzo di veicoli a emissioni zero soprattutto nei centri cittadini.

Bologna mira a sviluppare una strategia della Zona a Traffico Limitato elettrica al 100% per il 2030, consentendo la libera circolazione ai soli veicoli elettrici e limitando quindi l’accesso in ZTL ai veicoli meno ecologici, anche se di proprietà dei residenti.

A Milano, invece, la strategia del trasporto pubblico 100%elettrico a scala comunale è in corso d’attuazione già dal 2014 e adesso la città mira all’utilizzo di veicoli elettrici per il trasporto pubblico su gomma entro il 2030.  Il PUMS prevede che, a partire dal 2020, la flotta dell’azienda del trasporto pubblico meneghino sarà composta da 1.200 bus elettrici per i quali saranno installati 10.400 punti di ricarica. Inoltre, sul piano strategico della città sono previsti incentivi all’utilizzo di e-bike e di mezzi elettrici per il servizio taxi e per la sharing mobility.

Firenze mira all’adattamento di un piano di potenziamento dell’infrastruttura di ricarica pubblica dei veicoli elettrici per il trasporto individuale, ambendo a diventare così la “Capitale nazionale della mobilità elettrica e sostenibile”.  Nell’ultimo periodo, infatti, il capoluogo toscano ha già realizzato una nuova infrastruttura a rete ideata per la ricarica pubblica dei veicoli elettrici tramite colonnine a cui i cittadini possono accedere con una smart card personale. Grazie a tale servizio, gli utenti possono sia scegliere il fornitore commerciale presso cui acquistare l’energia sia visualizzare in tempo reale sull’app la mappa con la localizzazione delle colonnine e il loro stato.

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Team Circular Mobility

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