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Cos’è e come funziona una comunità energetica

22 Maggio 2023

Una comunità energetica è un’associazione che produce e condivide energia rinnovabile per gestirla in autonomia a costi vantaggiosi, riducendo nettamente le emissioni di CO2. Nella pratica si tratta di associazioni e cooperative sociali, non a scopo di lucro, composte da persone fisiche, piccole e medie imprese, e pubblica amministrazione, residenti in una certa zona e che abbiano scelto di aggregarsi al fine di costruire una comunità energetica.

Vediamo insieme in cosa consiste, come funziona e quali sono i pro e contro di questo innovativo modello di sostentamento energetico.

Cosa si intende per comunità energetica

Solitamente consideriamo la rete elettrica come una linea che congiunge i produttori con i consumatori: l’energia prodotta dalle centrali arriva alle case, alle città e alle industrie. Tuttavia, grazie a nuovi modelli di gestione della rete e all’adozione di nuove tecnologie è possibile “direzionare” i flussi energetici. In una comunità energetica rinnovabile, i soggetti sono impegnati nelle diverse fasi di produzione, consumo e scambio dell’energia, secondo principi di responsabilità ambientale, sociale ed economica. Utilizzando parole inglesi, gli utenti diventano prosumers, ossia produttori (producers) e consumatori (consumers), utilizzando corrente propria.

Le comunità energetiche non mirano solo alla soddisfazione del fabbisogno energetico, ma incentivano anche la nascita di nuovi modelli socioeconomici caratterizzati dalla circolarità. Questa modalità di produzione, distribuzione e consumo dell’energia è già ampiamente diffusa in Europa e si sta diffondendo anche nel nostro Paese.

Le tipologie

È possibile distinguere le comunità energetiche tra collettive e individuali. Le prime sono dotate di sistemi di produzione dell’energia che possono essere condivisi, come nel caso di una centrale fotovoltaica o eolica a disposizione della collettività. Le seconde, quelle individuali, si identificano, ad esempio, nell’istallazione di un impianto fotovoltaico sul tetto che consente di applicare il concetto di comunità energetica a condomini, case, aziende o edifici pubblici.

Lo Stato riconosce due differenti comunità energetiche: le comunità energetiche rinnovabili (C.E.R.), che possono attuare politiche di gestione dell’elettricità, non necessariamente prodotta con fonti rinnovabili; e le e le comunità dei cittadini (C.E.C.), che beneficiano dell’energia prodotta da impianti rinnovabili situati in prossimità delle loro abitazioni.

Le componenti utili

Gli aspetti fondamentali che costituiscono una comunità energetica sono: la generazione distribuita, gli impianti di accumulo, la microrete e la rete intelligente o smart grid. Il gergo tecnico generazione distribuita racchiude tutte le fonti rinnovabili (pubbliche o private) che affiancano la distribuzione di energia proveniente dalla rete elettrica nazionale. In questo modo, i consumatori passivi si trasformano in consumatori attivi e produttivi, in quanto sono dotati di un proprio impianto per la generazione di energia elettrica per l’autoconsumo. Tutta l’energia prodotta viene raccolta in una microrete, ovvero una parte della rete elettrica nella quale confluiscono i contributi di tutti gli impianti rinnovabili. Inoltre, è possibile cedere la parte di energia in eccesso ad altri soggetti collegati alla smart grid, un’infrastruttura che collega tutti i soggetti della comunità energetica e che spesso comprende anche degli accumulatori. Quest’ultimi - anche se non sono determinanti nella costruzione della comunità energetica - aiutano nella gestione della corrente prodotta dalle fonti rinnovabili. Infatti, le energie rinnovabili hanno lo svantaggio di non essere costanti nel tempo (ad esempio un pannello solare durante la notte). Grazie agli accumulatori, come per le automobili, l’energia viene immagazzinata nei momenti di massima produzione, per poi essere utilizzata al momento opportuno.

Pro e contro delle comunità energetiche

Ci sono sicuramente più vantaggi che svantaggi nella realizzazione di una comunità energetica:

  • vantaggi ambientali: adottando un modello comunitario, contribuiamo alla diminuzione della nostra dipendenza dalle fonti fossili inquinanti;
  • vantaggi economici: esiste un doppio beneficio per cui i produttori possono usufruire di incentivi, mentre gli utenti possono ottenere sgravi fiscali per opere di efficientamento energetico delle abitazioni;
  • vantaggi sociali: riuscire a risparmiare sui costi dell’energia aiuta a ridurre le situazioni di disagio energetico, dando una mano a chi vive in condizioni difficili a causa dei costi elevati dell’elettricità.

I problemi di questo modello, invece, sono collegati principalmente ai seguenti aspetti:

  • discontinuità energetica: bisogna considerare che le fonti energetiche rinnovabili, essendo legate a fattori naturali (in particolare sole e vento), potrebbero avere una produzione discontinua;
  • costo degli impianti: l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile può risultare costosa, ma l’investimento iniziale viene ammortizzato nel tempo;
  • pratiche burocratiche: le comunità energetiche sono state istituite da normative recenti, quindi i processi burocratici potrebbero risultare lunghi e macchinosi ed è possibile che l’autorizzazione alla loro realizzazione richieda tempi lunghi.
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Team Circular Mobility

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